1. Porsi le domande di business: il primo passo non è riflettere su “cosa chiediamo ai clienti?” ma stabilire di quali informazioni ha bisogno il nostro business. Come le otteniamo (cioè ponendo quali domande, a chi, in che modalità) deve arrivare in un secondo momento.
2. Modalità giusta in funzione dell’obiettivo: svolgere un’indagine telefonica, pubblicare una survey online, sottoporre qualche domanda ai clienti nel post-vendita, somministrare questionari sul campo. Le opzioni per svolgere un’indagine quantitativa sono molte e ciascuna ha le proprie caratteristiche di affidabilità dei dati, costi, nonché di immagine che l’azienda dà di sé. Non esistono modalità di rilevazione giuste o sbagliate a priori: si tratta di capire quella giusta per raggiungere gli obiettivi.
3. Rilevare i dati in maniera solida, lontani dalle facili sirene: stima dell’universo di riferimento, definizione del campione di indagine, pianificazione della distribuzione, scale di valutazione proposte, persino la scelta dei singoli vocaboli che compongono una domanda nel questionario. Ogni dettaglio può avere un impatto sull’affidabilità dei dati di cui è bene essere consapevoli. Persino la modalità con cui promuovo e incentivo la partecipazione all’indagine può avere un impatto determinante sulla qualità delle informazioni che raccolgo.
4. Capire cosa si sta guardando: le indagini quantitative spesso generano una quantità molto vasta di informazioni: tabelle infinite di dati in cui si rischia di non capire cosa veramente è importante e cosa no. Riuscire a estrarre le informazioni funzionali alle scelte di business, in maniera semplice e visuale, aumenta a dismisura il valore generato e rende molto più semplice la condivisione dei punti chiave emersi anche a chi, all’interno dell’organizzazione, non ha seguito passo per passo il progetto.